Che dire, a volte è curioso
come una semplice chiacchierata su di un anime, neppure di per sé eccelso,
riesca a risvegliare l’interesse nella sua visione, riportandolo alla luce
dagli oscuri meandri del proprio fido Hard Disk.
Tutto ciò è accaduto a me per School
Days, una serie che vidi tempo fa, forse anche sin troppo superficialmente,
etichettandola in un certo modo a dispetto dei suoi punti forti. Ma non
anticipiamo i tempi e procediamo con ordine, anche perché senz’altro di punti
da analizzare ve ne sono parecchi e per farlo, utilizzerò due ottiche: una
quanto più oggettiva possibile ed una all’opposto totalmente irrazionale e più
incentrata su quanto si è visto.
Makoto è un ragazzo abbastanza
riservato e timido, tanto da non riuscire ad approcciarsi a Kotonoha, una
compagna di scuola che ogni giorno incontra sul treno che lo porta da casa sua
a scuola. Tutto sembra ormai destinato a continuare come al solito, sino a
quando il giovane stringe amicizia con Sekai, una sua compagna di classe dal
carattere estremamente spensierato e solare, la quale si propone spontaneamente
di aiutarlo nella sua impresa di conquista.
Tutto come da cliché del
genere, va per il meglio, e pian piano tra Makoto e Kotonoha si stabilisce una
relazione piuttosto profonda, minacciata tuttavia dalla altresì crescente noia
provata da parte del ragazzo, soprattutto a causa dell’atteggiamento attendista
e sin troppo riservato della sua partner. Succede così che da un giorno
all’altro, il protagonista inizia a rivolgere le proprie attenzioni verso Sekai,
la quale intanto si è rivelata a sua volta innamorata del protagonista.
Inizia in tal modo un
complicato triangolo tra i tre studenti.
Giudicare School Days devo
ammetterlo è un compito arduo, a dire il vero al di là di ogni aspettativa che
si può avere dando da completi ignoranti una semplice occhiata al character
design o allo spunto di trama proposto (di per sé piuttosto banale). Il motivo?
Semplicemente perché abbiamo a che fare con un’opera atipica, strana, dall’atmosfera
senz’altro “disturbante”, nonché spesso tragicamente al limite del paradossale
sotto vari aspetti… e questo ovviamente senza contare il finale, considerabile
quasi come il punto dove genialità e pazzia si fondono.
Individuiamo con ordine alcune
macro-aree di questa controversa opera e procediamo con l’analisi:
I personaggi: la
partenza di commedia sentimentale senz’altro fa gioco nella tattica di presentare
i protagonisti del racconto come dei ragazzi perfettamente normali, tormentati
da banali tube amorose, per poi ribaltare di punto in bianco la percezione
degli stessi.
Ci troviamo così davanti ad un
Makoto di punto in bianco catapultato dalla dimensione di verginello a quella
di playboy navigato, inspiegabilmente oggetto del desiderio di numerose ragazze
(questo è uno dei pochi harem in cui il protagonista effettivamente cucca con
tutte) nonostante il suo perseverare in atteggiamenti al limite dell’odioso. È
proprio questa situazione a presentarci una delle stranezze più rilevanti:
Makoto infatti si palesa come un pg fondamentalmente stupido (vedere certe
frasi ed il loro tempismo), da un certo punto in poi del tutto in balia dei
propri istinti, ma non per questo cattivo, anzi… sembra quasi non riesca ad
avere la lucidità per capire che cosa stia facendo insomma. Nulla di più, nulla
di meno ed ovviamente tutto ciò comporta delle forti limitazioni a livello di
coinvolgimento.
Sul versante ragazze, a parte
le due protagoniste decisamente più credibili (ma a tratti non meno odiose di
Makoto), il campionario dell’harem brilla senz’altro per la completa assurdità
caratteriale esposta, tanto da far dubitare spesso che in quella scuola ve ne
sia veramente una sana di mente.
Insomma, in sostanza, per
quanto riguarda i personaggi School Days può davvero considerarsi a ragione il
trionfo assoluto dell’aberrazione morale.
L’atmosfera: la cosa
forse in assoluto meglio riuscita dell’opera, nonostante se ne possa dire
benissimo il contrario. Come detto, la chiave dell’opera è quella di riproporre
un genere tradizionale e costruire tutte le condizioni per portarlo
all’autodistruzione attraverso le sue stesse caratteristiche. Il protagonista come
in ogni harem è circondato da tante belle figliole? Bene, allora vediamo cosa
accade se, ignorando il buon senso ed il classico pudore nipponico, lo lasciamo
libero di esprimere i propri appetiti adolescenziali… il risultato è
l’innescarsi di una spirale “disturbante”, capace di ridisegnare completamente i personaggi
stessi, proponendoci scene veramente inquietanti ed inaspettate (al di là del
finale stesso abbiamo altri esempi di scene talmente surreali da portare lo
spettatore al limite tra la risata e l’angoscia).
La serietà: molti
manifestano apertamente il loro apprezzamento per School Days in virtù del suo
essere al limite del trash; è certamente una visione, ma io affermo l’esatto
opposto: questa serie non ha per me mai avuto l’intenzione, come magari è stato
per HOTD, di puntare sullo “strano è bello” ma di proporre invece uno sviluppo
tragico ad un’unica direzione, capace di coinvolgere lo spettatore e
traghettarlo oltre il mare di assurdità che accadono lungo la serie. Insomma,
School Days è, al pari del più recente Madoka, una serie nata principalmente per
colpire… ma la sua forza è quello di farlo senza piegarsi a compromessi,
mirando solo all’obiettivo in modo anche forse un po’ rozzo, ma tutto sommato
efficace (ne è la dimostrazione il fatto che a distanza di anni se ne parli
ancora con un certo grado di specificità).
Il giudizio finale, come anticipato,
sarà duplice, ma non per lavarsi le mani dalla responsabilità di prendere una
posizione precisa in merito, ma perché ogni spettatore può riconoscersi più o
meno in alcuni elementi di giudizio.
Giudizio oculato: School Days purtroppo soffre di numerose lacune,
sviluppi improbabili e situazioni paradossali. Ci sono anime che fanno della
simpatia per i personaggi uno dei loro cavalli di battaglia; beh, questo prende
la strada diametralmente opposta, facendoli odiare tutti uno ad uno, attraverso
l’incarnarsi in essi di tutti i sentimenti più abietti della natura umana.
Potrà sembrare un paradosso
magari, ma il gioco portato a termine, tutto il lavoro di regia e comparto
tecnico rendono questa opera complessivamente più che sufficiente ed anzi,
addirittura un vero e proprio must da tenere a mente per sempre come una delle
serie più odiate/amate del proprio repertorio. Rimanere impassibili davanti ad
un’opera come questa, per dirla con una similitudine, è esattamente come
riuscire a mantenere la calma davanti ad una secchiata d’acqua ghiacciata: o si
sente abbastanza caldo da provare piacere o l’effetto è una cieca furia. Voto: 6 e mezzo
Giudizio leggero: Un capolavoro… poco da dire, School Days è più di
ogni altra opera forse, la celebrazione di come tutte le idee più strane ed
apparentemente insensate che si possano applicare ad una commedia amorosa se
sviluppate sino in fondo riescono a dare un risultato interessante, capace di
redimere tutte le giustissime critiche che si possono fare a visione in corso.
Stufi del buonismo, delle frasi ad effetto, del romanticismo e tutto il resto?
Ottimo, qui tutto, dall’inizio alla fine, assume dei connotati atipici,
paradossali, “disturbanti”. Cattiveria “aggratiss” spesso e volentieri, ma la
ricetta la sappiamo tutti, riesce a divertire in un modo unico, soprattutto
quando a farne le spese è un protagonista odioso come Makoto. Voto: 8 e mezzo.
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Addio! [cit.]
No tranquilli, non giocatevi
la salute, voltandovi con aria allarmata (se avete finito l’anime capirete la
battuta e la relativa citazione XD), ma da qui in poi è bene notare che partono
gli SPOILER, ergo fate attenzione (che quelli sì che fanno male! :P).
Giudizio spoileroso: Dai su, non siate buonisti, questa serie
merita la visione solo per vedere quel brutto maialone di Makoto finire
accoltellato a ripetizione da Sekai, scoprire che l’apparentemente delicata
Kotonoha è in realtà una spietata Yandere, capace di, una volta scoperto il
cadavere dell’amato, sezionarlo e ficcarlo in una borsa, attirare Sekai sul
terrazzo, ucciderla ed aprirgli la pancia per vedere se al suo interno vi è
veramente il figlio di Makoto… terminando il tutto con un a dir poco epico
“Nice Boat”! (ma già si era capito in fondo che la tipa era partita eh, non per
dire, ma stava da sola in piazza a parlare con il cellulare spento
immaginandosi che dall’altra parte ci fosse Makoto)
Un anime epico a livelli
impensabili insomma, soprattutto perché tutto lo sviluppo “fondamentale” che
determina il precipitare della situazione avviene in 3 sole puntate dopo 9 di
perfetta normalità (a parte la stupidità dei personaggi, sempre mantenuta a
livelli anormali)… insomma, una doccia fredda come poche.
Una delle scene più inquietanti che abbia mai visto, soprattutto visto il modo in cui è proposta! |
Inutile dire che sono totalmente contrario ad entrambi i giudizi vero? :P
RispondiEliminaNulla da dire all'orginalità dell'opera che sicuramente risulta unica nel suo genere ma...
Siamo seri, gli atteggiamenti sono improponibili, di tutti i personaggi.
Poteva essere accettabile se sbroccava un personaggio ma li si son fatti tutti pesantemente, inclusi tutti i personaggi secondari.
No mi spiace ma l'improponibilità delle reazioni dei personaggi è una cosa su cui non riesco a passarci, nonostante io ami l'evoluzione dei personaggi.
Un'aria deprimente come in School Days l'ho respirata in Kimi Nozomu Eien ma le motivazioni erano diverse, già da metà serie ti rendi conto che qualunque sarà la scelta dei protagonisti finirà male, perché è così che devi andare.
Non riscivo a patteggiare con nessuno perché dopotutto tutti avevano le loro ragioni.
Evoluzione psicologica sensata (inoltre li i prsonaggi sono cresciuti di tre anni lungo la storia quindi era più comprensibile)
Infatti sostanzialmente sta tutto lì l'uso del mio termine "rozzo"... ovvero School Days è un anime che se avesse visto i suoi tempi dilatati sarebbe risultato senz'altro più sensato (certo, non immagino in più tempo cosa avrebbe combinato Makoto, ma tralasciamo... XD).
RispondiEliminaStando comunque al prodotto in sè che ci troviamo a giudicare (senza i se ed i ma), il mio "voto oculato" nel dare la sufficienza non può non tener conto del lavoro di regia e tecnico, senz'altro di alto livello (soprattutto contando che l'anime è del 2007).
Ovviamente a fronte di ciò appare evidente come nel mio discorso abbia omesso forse la cosa più banale ma importante su School Days, ovvero che si tratta di una serie talmente estrema che come HOTD o si ama o si odia.
Comunque questo spunto mi ha appena dato un'ottimo "la" per il prossimo speciale, che verterà sugli anime "chiacchierati" quali Madoka, Bakemonogatari, HOTD, School Days, Higurashi no naku koro ni (Clannad non lo metto perchè sono solo io l'emarginato che non lo considera una capolavoro XDDD).