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martedì 1 maggio 2012

Speciale #9 - La genesi di una recensione


Qualche giorno fa, tra le tante cose, vi avevo promesso la pubblicazione di una speciale che in qualche modo sarebbe risultato “definitivo” rispetto allo scopo centrale della piattaforma “Il MangiAnime”… ed il motivo di tale affermazione ovviamente è presto svelato, a partire dal titolo del suddetto articolo.
Se sino ad ora ci siamo infatti occupati di vari argomenti in questa rubrica, per una volta lo speciale sarà lo strumento per fornire un elemento di specificità in più rispetto a quello che questo blog soprattutto raccoglie, ovvero le recensioni. Come nasce una recensione? Cosa mi spinge volta per volta a dare un voto rispetto ad un altro? Oggi cercherò bene o male di affrontare al meglio questo delicato argomento, in modo da fornire uno strumento in più a tutti i miei lettori per poter valutare le recensioni che scrivo, consentendogli di confrontarle con i propri gusti (insomma, per dirla in poche parole cercherò di darvi gli strumenti per poter scomporre analiticamente la mia opinione, ricomponendola secondo i vostri gusti).

 
Note a priori: l’articolo che segue, al contrario di quanto la formulazione utilizzata potrebbe far pensare (ho provato a formulare il tutto in prima persona ed in modo meno formale, ma francamente non mi sembrava suonasse bene come invece fa messa così) non ha la presunzione di essere un “manuale per recensori”, in primis perché ognuno ha giustamente il proprio metodo e non sono certo io quello che deve dare lezioni di qualcosa a qualcuno.
Anticipo inoltre di non prendere alla lettera alcune delle frasi ce userò come esempio su determinati anime, perché spesso esse non rispecchieranno la mia visione degli stessi.


I Generi
Gli anime ovviamente non sono tutti uguali a livello di trama, tuttavia esistono dei macro-raggruppamenti che ordinano gli stessi in base alle aree tematiche affrontate nel corso della storia, ovvero i generi. Inutile stare qui ad elencarvi una per una le milemila tipologie in tal senso (per averne un assaggio basta guardare i tag nella barra a destra), ma la prima riflessione che viene da fare in merito ad una valutazione è senz’altro che l’appartenenza ad ognuno di questi generi comporta innanzitutto la necessità di soddisfare determinati standard.
Un’osservazione banale? Certamente, ma se si va a studiare cosa ciò comporta quando si deve strutturare una recensione, ci si rende subito conto che a seconda dei generi di appartenenza, ogni anime dovrebbe avere una valutazione delle sue caratteristiche in base ad una scala tutta sua, nella quale i vari elementi (in positivo ed in negativo) saranno pesati in modo anche molto differente a seconda dei casi.
Vediamo un paio di esempi pratici, riferiti ovviamente ad anime piuttosto conosciuti…

Anime: Toradora
Generi: Romantico (+), Commedia (+), Slice of life (-), Umorismo (-)
Come si può vedere, nell’elencazione dei generi di appartenenza dell’anime in questione, si è data sin da subito una valutazione a priori su quelli che possono essere considerati “main” (segno +) e quelli invece considerabili al contrario come semplicemente “addizionali” (segno -). Se infatti la presenza di Gag in Toradora è una simpatica aggiunta che strappa più di una volta un sorriso allo spettatore, difficilmente in sede di giudizio potremo motivare una eventuale insufficienza andando semplicemente ad articolare il nostro discorso attorno alla frase “Toradora è un anime che non fa minimamente ridere”, mentre invece se lo riterremo tale, la nostra critica potrà essere riferita alla caratterizzazione dei personaggi nella storia o all’eccessivo estremismo dei rapporti tra i protagonisti (fattori ben più penalizzanti in quanto coinvolgono i fattori cruciali del genere di appartenenza dell’anime).

Anime: Evangelion
Generi: Robotico (+/-), Psicologico (+), Azione (-)
Ci sono casi poi, come appunto in Eva, in cui l’appartenenza a determinati generi “ibridi” (segno +/-) impone una profonda riflessione sugli stessi in ambito di valutazione. NGE per le sue caratteristiche, sebbene rientri a pieno titolo nel genere Mecha, appare piuttosto difficile da giudicare solo in base a tale inclinazione, soprattutto quando poi, guardando la storia nel dettaglio, ci si rende conto che la gran parte della stessa è portata avanti attraverso le interazioni tra i personaggi (e da qui la predominanza del genere Psicologico su Azione).
Come regolarsi in questi casi? Semplicemente cercando di pesare bene la relazione di interdipendenza che possono avere i diversi generi tra loro (nel caso in analisi Robotico rispetto a Psicologico ed Azione), andando a valutare più l’effetto globale che le caratteristiche dell’anime nei singoli generi.

Finito qui il discorso legato ai generi? Assolutamente no, anche perché nella valutazione entra in gioco oltre a quanto abbiamo visto, anche il fattore “difficoltà d’esecuzione” dell’anime, elemento che capirete, non risulta affatto di poco conto sul piano globale.
Se infatti realizzare una commedia richiede da parte dei creatori della stessa un buon impegno nel bilanciare il cast con un’appropriata varietà di caratteri ed amalgamando il tutto grazie a dialoghi, gag e più in generali uno sviluppo coerente e gradevole, ben altra cosa risulta per uno studio d’animazione puntare sul genere drammatico, dove ognuno degli elementi precedentemente citati dovrà essere centellinato in modo quanto mai maniacale per poter ottenere un ottimo risultato (l’esempio ideale in tal senso, nell’ambito delle commedie, è a mio parere proprio Toradora, dove i vari elementi della narrazione presi singolarmente non appaiono nulla di eccezionale, ma una volta messi insieme danno vita ad un anime sorprendente). 
Particolarmente rilevante come problema inoltre a mio avviso è l’elemento emozionale legato ad ogni genere. Se infatti una commedia (per quanto bella) ci lascia pressoché neutri a fine visione, difficilmente accadrà lo stesso per un anime di combattimenti/azione non eccezionale ma comunque ben fatto, che con il suo ritmo potrebbe convincerci lì per lì ad attribuire all’opera un valore che in realtà oggettivamente non possiede. Noterete che spesso conviene concedersi una certa “pausa di riflessione” dopo determinati anime, in modo da metabolizzare al meglio quanto è stato visto prima di attribuirgli un voto vero e proprio. 

 
La Trama
Fattore vitale di qualsiasi prodotto che si basi su una qualsivoglia narrazione, la trama è forse uno dei fattori (sorprendentemente) più complessi da valutare quando si parla di anime.
In un mondo che come quello degli anime produce una quarantina e passa (molti di più a dire il vero) di prodotti ad anno, il fattore di demerito legato alla mancanza di originalità risulta ad esempio essere sempre meno centrale rispetto a quanto si potrebbe pensare in prima battuta. Se infatti da una parte capita non di rado di trovarsi davanti a delle belle opere, appare quanto mai evidente come anche queste stesse fatichino sempre più ad affrancarsi completamente dalle produzioni precedenti del loro genere di appartenenza (e questo principalmente perché si punta come è ovvio, su ciò che può effettivamente vendere ed inserire degli elementi di continuità risulta una soluzione piuttosto facile per garantirsi l’attenzione di una buona fetta di appassionati)… insomma, alla fin fine se come recensore si vuole evitare di limitarsi a distribuire insufficienze a destra e manca, siamo ormai da tempo arrivati al punto nel quale bisogna farsi carico di una certa capacità critica per valutare caso per caso (pur non scordandosi di riconoscere, lì dove vi sono, degli elementi di originalità come fattori di merito aggiuntivo) ciò che si ha davanti.
Al di là di questo comunque, gli elementi che a mio parere rendono veramente buona una trama sono:
-          Un minimo sviluppo dei personaggi: pur nei limiti di quanto il periodo di narrazione permette, sarebbe bene avere dei pg non totalmente statici, ma che si sviluppano e crescano (fattore questo che porta anche un certo grado di affetto nei loro confronti spesso da parte di uno spettatore);
-          Sì ai colpi di scena, no alle trovate inutili: il confine tra ciò che rende emozionante una visione, colpendo lo spettatore e quello che non è altro che un tentativo goffo ed impacciato è estremamente sottile, spesso dipendente dal concatenarsi di svariati elementi. Ci sono morti ad es di personaggi che fanno veramente effetto (Code Geass) ed altre che fanno ridere i polli per quanto sono state mal architettate (Gurren Lagann);
-          I dialoghi sono spesso ancor prima dell’azione, il cuore del coinvolgimento: un buon anime non può prescindere da un buon campionario di situazioni e discorsi tra i protagonisti. Nemmeno Berserker sarebbe probabilmente così apprezzato se i personaggi rimanessero muti o al contrario basassero la loro interazione solo su discorsi banali;
-          Il ritmo deve tenere sulla corda dove possibile lo spettatore: senza esagerare è necessario, dove possibile, agire sull’aspettativa di chi sta guardando l’anime! Solo chi riesce a farlo, sa come coinvolgere anche con una semplice commedia.

L’aspetto tecnico
Un fattore secondario ma alla fin fine neppure tanto, in primis perché comunque l’appeal di una serie nell’atto dell’approccio alla stessa, è determinato nel buon cinquanta percento dei casi proprio dallo stile grafico adottato per i disegni. La trama e l’interesse per la storia sarà vitale, questo nessuno lo nega, ma basta citare l’esempio della serie “Higurashi no Naku koro ni” per rendersi conto di come anche uno dei più grandi anime mai prodotti (a livello di storia e colpi di scena) abbia vista ridimensionata la propria popolarità tra i casual-watcher proprio a causa di uno stile grafico non eccelso e già indietro per i tempi.
Ovviamente altro aspetto tecnico da non sottovalutare è la scelta della OST, praticamente non strettamente vitale solo nelle commedie “pure” e negli anime umoristici (ma già qui può capitare che alcune bmg possano essere una buona spalla per le gag). Nulla fa più colpo di una scena d’azione con una musica adrenalinica o una scena drammatica con una melodia malinconica dopotutto…

La scala di valutazione
Ok l’andare ad analizzare pezzo per pezzo gli anime, ma alla fine come riassumere tutto in un unico voto che possa veramente rendere giustizia all’opera? Se si esclude la metodologia di assegnazione dei voti classica del 50% degli utenti di Animeclick (ovvero “l’anime mi è piaciuto ma ha una media troppo bassa, quindi gli do 10 per riequilibrare” oppure al contrario “l’anime non mi è piaciuto ed ha una media troppo alta, quindi da bravo BM gli do a caso 3”), comprenderete bene che questa è una fase abbastanza delicata, che spesso può far rivalutare in positivo o in negativo un’intera recensione (e sì lo so, è abbastanza triste ma spesso accade questo).
Personalmente, la mia metodologia cerca di essere quanto più coerente possibile nell’assegnazione dei voti rispetto a quanto ho visto in passato, compito non sempre facile, vista soprattutto l’enorme mole di serie (peraltro di svariati generi) che mi sono trovato a vedere nel corso degli anni.


Voto 1 – Il demonio: stiamo parlando della nemesi dell’hard disk, megabyte sprecati, opere che vanno viste solo per capire al meglio quanto un anime può essere davvero brutto e miserabile. Per ora l’unico anime a cui posso dare questo voto, è il leggendario “Mars of Destruction”, summa di tutto ciò che può essere messo in modo sbagliato all’interno di un anime, dalla caratterizzazione dei pg (se i protagonisti fossero stati muti avrebbero fatto più bella figura) all’articolazione della storia (che termina con un colpo di scena tale da far accartocciare su una sedia).

Voto 2/3 – Bestia immonda, esci da quest’animazione deforme: leggermente meglio dell’1, ma ovviamente non abbastanza da farlo uscire dalla perdizione assoluta. Brutto e basta; abbastanza divertente da trollare, ma tutto sommato non possiede nemmeno il fascino dell’orribile assoluto. Skelter Heaven è un classico anime da collocare in questa fascia… roba che se fosse possibile, andrebbe scaricata direttamente nella cartella cestino.

Voto 4 – Boiata con bollino doc: qui si inizia a parlare non di orrori, ma di anime brutti, nel senso che perlomeno hanno una loro trama di fondo… solo che ovviamente quest’ultima è stata sviluppata da cani o si è rivelata essere ricolma di tutto ciò che è veramente poco raccomandabile da vedere (ad es colpi di scena randomici, caratterizzazioni dei pg completamente sballata, dialoghi che definire banali è poco,…). Uno spreco di tempo nel vero senso del termine, da incidere su dvd solo per poi divertirsi a martoriarlo con armi da tiro. Esempi classici sono il mitico Chaos:Head od il più recente Guilty Crown.

Voto 5 – Peccato, c’eri quasi: l’analisi, man mano che ci si avvicina alla soglia della sufficienza, diventa sempre più delicata da svolgere, in primis a causa della crescente influenza che possono avere i gusti personali nell’attribuzione di un voto più o meno negativo. Un cinque può essere motivato da carenze in settori specifici (pochezza di trama, personaggi non convincenti, sviluppo finale banale e così via) oppure da un mix nel complesso non sufficientemente omogeneo. Purtroppo al giorno d’oggi molte serie finiscono come valore reale per attestarsi attorno a questo voto, il che lascia ancor più l’amaro in bocca, dato che spesso sarebbe bastato ben poco per arrivare quantomeno alla sufficienza.

Voto 6/7 – Non è stato tempo buttato, ma ben che ti va, marcirai a vita nel mio Hard Disk: tra 6 e 7 diciamocelo l’unica differenza sono praticamente solo i gusti, anzi, volendo si potrebbe ampliare addirittura questa fascia portandola ad includere anche gli 8. Sì, perché sostanzialmente qui parliamo di tutte quelle opere che hanno perlomeno raggiunto la sufficienza in tutti i parametri di base del loro genere di appartenenza, o quantomeno, se hanno dimostrato delle pecche, hanno poi sapientemente saputo renderle meno evidenti grazie ad altre qualità.
Senz’altro una categoria dai limiti estremi molto indefiniti, la cui però sostanza (ovvero il raggiungimento della sufficienza e poco più) da subito l’idea di una bocciatura, poiché se devo essere sincero sono io il primo a dire che una serie da 6 o 7, vale la pena guardarla praticamente solo a stagione in corso (avendo un po’ il brivido dell’incertezza su cosa ci aspetta). Farlo altrimenti sarebbe solo un uso poco intelligente del proprio tempo, consigliabile solo sui 7 e qualcosa ed in completa mancanza di alternative da visionare (del tipo “non ho proprio null’altro da vedere e mi butto su una serie sperando che, nel gioco dei gusti personali, mi piaccia più del recensore”).

Voto 8 – Ci rivedremo ancora: Oh, finalmente si inizia a ragionare! Pur essendo, come già detto in precedenza, la categoria degli 8 ancora molto vicina al range indefinito degli anime “che possono piacere, come pure l’esatto opposto” infatti, è innegabile che serie di questo genere debbano perlomeno presentare dei minimi elementi di innovazione o comunque sfruttare al meglio meccaniche già largamente consolidate. Nessun buco o potenziale tale insomma, lo spettatore deve poter essere nel corso della visione pienamente in grado di concentrarsi sugli elementi dell’opera, senza che la sua attenzione venga richiamata da mancanze quali ad esempio incoerenze nella caratterizzazione dei personaggi o situazioni improbabili.
Prendere un 8 non è certamente facile, ma non per questo neppure impossibile, soprattutto se si può contare su numerosi episodi (ad es The Idolm@ster è una serie che iniziai a vedere senza la minima aspettativa e che alla fine si rivelò meritevole addirittura di un 8) o su tecniche realizzative (a livello di comparto tecnico) particolarmente interessanti.

Voto 9 – Un capolavoro che avrebbe molto da insegnare a certi film: allontanandoci sempre più dal confine della soggettività (comunque come sempre in agguato!), i dettagli che prima abbiamo dato per scontati devono essere man mano “pompati” in modo da divenire veri e propri punti di forza dell’opera. Un nove non può essere solo buona tecnica e una storia interessante, deve contenere scene capaci come minimo di lasciare un segno nella mente dello spettatore… e ciò ovviamente comporta un impegno non indifferente, dalla semplice musica sino alla costruzione dei dialoghi (passando ovviamente per la regia, che in opere di questo tipo fa la sua parte).
Le poche opere che arrivano sin qui meritano la re-visione senza ombra di dubbio (quindi un 9 vuol dire anche “sì, questa serie appena avrò tempo me la riguarderò sicuramente con piacere”).

Voto 10 – Dritto, dritto nella storia: Se si arriva a mettere un 10 probabilmente bisogna innanzitutto capire bene la propria scala di valori e verificare se effettivamente un voto così elevato ci stia. Un 10, come la scuola insegna può prevedere un minimo margine di errore ovviamente, ma tale margine deve essere assolutamente trascurabile nell’economia complessiva della serie in questione (è come se su un tema scolastico di 5 pagine ed eccellente, voi toppaste tre o quattro virgole). Mettere un 10 non vuol dire solo che raccomandate un anime, ma che sulla carta lo collocate nel top assoluto di ciò che avete visto sinora… insomma, dalla OST alla regia, dai dialoghi alla veste grafica, dai dettagli sino all’insieme della trama dovete essere rimasti letteralmente incantati, anche dopo lungo tempo della visione, riportando quella che io normalmente definisco “sindrome da post-Avatar” (ovvero rendersi conto che difficilmente si rivedrà qualcosa del genere molto facilmente).

Conclusioni
Che dire, spero che questo speciale vi sia stato più o meno utile a capire un po’ di più il metodo di attribuzione dei giudizi nelle mie recensioni; dopotutto, non c’è davvero nulla di meglio, per poter affidarsi a cuor leggero al giudizio di una recensione, che conoscere il più possibile i gusti e le opinioni di chi l’ha redatta (certo, logica vorrebbe che le cose vadano sempre provate di persona, ma visto che il tempo non è infinito se se ne risparmia un po’ non può che far bene)!
E voi invece? Su cosa vi basate quando scrivete una recensione? Quali sono più o meno i meccanismi che vi fanno scattare gli anime nel cervello alla loro visione?

7 commenti:

  1. Usi un metodo molto più rigoroso e complesso del mio per valutare le serie. Personalmente non mi sono mai messa a dare dei voti proprio perchè so che mi sarei scontrata con il mio stesso metodo, nel senso che all'eventuale introduzione di nuovi parametri avrei rischiato di ritrovarmi a correggere tutti i vecchi voti (ed è una cosa che mi fa venire i brividi solo al pensiero).

    In ogni caso io per valutare impiego principalmente le sensazioni che mi ha lasciato l'anime dividendo principalmente in tre categorie: bello, meh, schifo (con le dovute sfumature). Nei primi due casi scrivo una recensione normale, di quelle solitamente poco spoilerose perchè voglio invogliare il lettore del blog a leggere/vedere l'opera originale, mentre nel terzo caso faccio la maxi stroncatura super spoilerosa, in modo da dissuadere chiunque dall'avvicinarsi (e in modo che abbia anche la sensazione del "non c'è più nulla di interessante da vedere").

    I miei criteri di valutazione sono principalmente tre: trama, personaggi e realizzazione tecnica. La cosa su cui sono più intransigente sono i personaggi. Una trama semplice (magari non banale) e una realizzazione tecnica non perfetta mi disturbano meno di un mucchio di personaggio senza psicologia.

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    1. Oddio la tattica dello spoiler a mò di terrorismo psicologico anti-boiate è spettacolare, forse te la rubo qualche volta XD

      Comunque sono sempre buoni i poemi-commento, anzi cerco sempre di invogliare quanto più possibile la gente a farli (ci sono + spunti per discutere)

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    2. Personalmente anche io apprezzo i commenti lunghi ma non vorrei mai essere invadente ^^
      Guarda, la tecnica funziona abbastanza bene, per dire, io mi sono andata a vedere i primi episodi di Guilty Crown per curiosità, per vedere se era così brutto come avevo letto (da te). Invece su altre schifezze (tipo Twilight) avevo letto una maxu receensione super dettagliata e quindi anche guardando il film non ci avrei trovato nulla di nuovo ;-P

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  2. Complimenti, sei veramente serio e metodico nel valutare gli anime che vedi, io spesso non riesco ad essere così razionale.
    Il più delle volte un buon 60% del voto è dato dalle mie sensazioni a pelle, di certo non è molto "professionale", ma in fondo scrivo su un blog personale. Più cose guardo (siano film, anime o altro) più mi abituo a notare i dettagli tecnici, che hanno ovviamente una parte non trascurabile nel giudizio. A meno che non mi trovi davanti a una porcata immonda, comunque, spesso chiudo un occhio su difetti di piccola entità se l'opera in generale mi ha coinvolta molto a livello emotivo.
    Più che altro cerco di contestualizzare e dare un voto in base alle aspettative: Kubrick e una commediola leggera non possono essere valutati con lo stesso metro di giudizio, altrimenti la seconda non potrebbe mai raggiungere la sufficienza.

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    1. Ma infatti poi, al di là dell'opinione che gli altri utenti possono avere sull'efficacia o meno di una metodologia, sono spesso io il primo a dire che i lavori migliori escono fuori dal prendere con leggerezza le cose, senza renderle per forza troppo fredde e/o prive di personalità (per questo cerco di essere un po' più "personale" negli speciali e simili piuttosto che nelle recensioni).

      Sulle aspettative invece per me si tratta di un discorso su cui fare molta attenzione in senso penalizzante. Un caso-esempio è il recente Nisemonogatari, che io già davo per capolavoro ed in realtà si è poi rivelato essere solo sufficiente nel complesso (ed anzi per molti potrebbe essere comodamente insufficiente)... ecco, se mi fossi basato sulle aspettative, probabilmente preso dalla rabbia per un'occasione sprecata gli avrei affibbiato un 5 senza appello, mentre in realtà sono stato un po' più buono.

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