Qualche
giorno fa, tra le tante cose, vi avevo promesso la pubblicazione di una
speciale che in qualche modo sarebbe risultato “definitivo” rispetto allo scopo
centrale della piattaforma “Il MangiAnime”… ed il motivo di tale affermazione
ovviamente è presto svelato, a partire dal titolo del suddetto articolo.
Se
sino ad ora ci siamo infatti occupati di vari argomenti in questa rubrica, per
una volta lo speciale sarà lo strumento per fornire un elemento di specificità
in più rispetto a quello che questo blog soprattutto raccoglie, ovvero le
recensioni. Come nasce una recensione? Cosa mi spinge volta per volta a dare un
voto rispetto ad un altro? Oggi cercherò bene o male di affrontare al meglio questo
delicato argomento, in modo da fornire uno strumento in più a tutti i miei
lettori per poter valutare le recensioni che scrivo, consentendogli di confrontarle
con i propri gusti (insomma, per dirla in poche parole cercherò di darvi gli
strumenti per poter scomporre analiticamente la mia opinione, ricomponendola
secondo i vostri gusti).
Note
a priori: l’articolo che segue,
al contrario di quanto la formulazione utilizzata potrebbe far pensare (ho
provato a formulare il tutto in prima persona ed in modo meno formale, ma francamente
non mi sembrava suonasse bene come invece fa messa così) non ha la presunzione
di essere un “manuale per recensori”, in primis perché ognuno ha giustamente il
proprio metodo e non sono certo io quello che deve dare lezioni di qualcosa a
qualcuno.
Anticipo inoltre di non prendere alla
lettera alcune delle frasi ce userò come esempio su determinati anime, perché
spesso esse non rispecchieranno la mia visione degli stessi.
I Generi
Gli
anime ovviamente non sono tutti uguali a livello di trama, tuttavia esistono
dei macro-raggruppamenti che ordinano gli stessi in base alle aree tematiche
affrontate nel corso della storia, ovvero i generi. Inutile stare qui ad
elencarvi una per una le milemila tipologie in tal senso (per averne un
assaggio basta guardare i tag nella barra a destra), ma la prima riflessione
che viene da fare in merito ad una valutazione è senz’altro che l’appartenenza
ad ognuno di questi generi comporta innanzitutto la necessità di soddisfare
determinati standard.
Un’osservazione
banale? Certamente, ma se si va a studiare cosa ciò comporta quando si deve
strutturare una recensione, ci si rende subito conto che a seconda dei generi
di appartenenza, ogni anime dovrebbe avere una valutazione delle sue
caratteristiche in base ad una scala tutta sua, nella quale i vari elementi (in
positivo ed in negativo) saranno pesati in modo anche molto differente a
seconda dei casi.
Vediamo
un paio di esempi pratici, riferiti ovviamente ad anime piuttosto conosciuti…
Anime: Toradora
Generi: Romantico (+), Commedia (+),
Slice of life (-), Umorismo (-)
Come
si può vedere, nell’elencazione dei generi di appartenenza dell’anime in
questione, si è data sin da subito una valutazione a priori su quelli che
possono essere considerati “main” (segno +) e quelli invece considerabili al
contrario come semplicemente “addizionali” (segno -). Se infatti la presenza di
Gag in Toradora è una simpatica aggiunta che strappa più di una volta un
sorriso allo spettatore, difficilmente in sede di giudizio potremo motivare una
eventuale insufficienza andando semplicemente ad articolare il nostro discorso
attorno alla frase “Toradora è un anime che non fa minimamente ridere”, mentre
invece se lo riterremo tale, la nostra critica potrà essere riferita alla
caratterizzazione dei personaggi nella storia o all’eccessivo estremismo dei
rapporti tra i protagonisti (fattori ben più penalizzanti in quanto coinvolgono
i fattori cruciali del genere di appartenenza dell’anime).
Anime: Evangelion
Generi: Robotico (+/-), Psicologico
(+), Azione (-)
Ci
sono casi poi, come appunto in Eva, in cui l’appartenenza a determinati generi
“ibridi” (segno +/-) impone una profonda riflessione sugli stessi in ambito di
valutazione. NGE per le sue caratteristiche, sebbene rientri a pieno titolo nel
genere Mecha, appare piuttosto difficile da giudicare solo in base a tale inclinazione,
soprattutto quando poi, guardando la storia nel dettaglio, ci si rende conto
che la gran parte della stessa è portata avanti attraverso le interazioni tra i
personaggi (e da qui la predominanza del genere Psicologico su Azione).
Come
regolarsi in questi casi? Semplicemente cercando di pesare bene la relazione di
interdipendenza che possono avere i diversi generi tra loro (nel caso in
analisi Robotico rispetto a Psicologico ed Azione), andando a valutare più l’effetto
globale che le caratteristiche dell’anime nei singoli generi.
Finito
qui il discorso legato ai generi? Assolutamente no, anche perché nella
valutazione entra in gioco oltre a quanto abbiamo visto, anche il fattore
“difficoltà d’esecuzione” dell’anime, elemento che capirete, non risulta
affatto di poco conto sul piano globale.
Se
infatti realizzare una commedia richiede da parte dei creatori della stessa un
buon impegno nel bilanciare il cast con un’appropriata varietà di caratteri ed
amalgamando il tutto grazie a dialoghi, gag e più in generali uno sviluppo
coerente e gradevole, ben altra cosa risulta per uno studio d’animazione
puntare sul genere drammatico, dove ognuno degli elementi precedentemente
citati dovrà essere centellinato in modo quanto mai maniacale per poter ottenere
un ottimo risultato (l’esempio ideale in tal senso, nell’ambito delle commedie,
è a mio parere proprio Toradora, dove i vari elementi della narrazione presi
singolarmente non appaiono nulla di eccezionale, ma una volta messi insieme
danno vita ad un anime sorprendente).
Particolarmente
rilevante come problema inoltre a mio avviso è l’elemento emozionale legato ad
ogni genere. Se infatti una commedia (per quanto bella) ci lascia pressoché
neutri a fine visione, difficilmente accadrà lo stesso per un anime di
combattimenti/azione non eccezionale ma comunque ben fatto, che con il suo ritmo
potrebbe convincerci lì per lì ad attribuire all’opera un valore che in realtà
oggettivamente non possiede. Noterete che spesso conviene concedersi una certa
“pausa di riflessione” dopo determinati anime, in modo da metabolizzare al
meglio quanto è stato visto prima di attribuirgli un voto vero e proprio.
La Trama
Fattore
vitale di qualsiasi prodotto che si basi su una qualsivoglia narrazione, la
trama è forse uno dei fattori (sorprendentemente) più complessi da valutare
quando si parla di anime.
In
un mondo che come quello degli anime produce una quarantina e passa (molti di
più a dire il vero) di prodotti ad anno, il fattore di demerito legato alla
mancanza di originalità risulta ad esempio essere sempre meno centrale rispetto
a quanto si potrebbe pensare in prima battuta. Se infatti da una parte capita
non di rado di trovarsi davanti a delle belle opere, appare quanto mai evidente
come anche queste stesse fatichino sempre più ad affrancarsi completamente dalle
produzioni precedenti del loro genere di appartenenza (e questo principalmente
perché si punta come è ovvio, su ciò che può effettivamente vendere ed inserire
degli elementi di continuità risulta una soluzione piuttosto facile per
garantirsi l’attenzione di una buona fetta di appassionati)… insomma, alla fin
fine se come recensore si vuole evitare di limitarsi a distribuire
insufficienze a destra e manca, siamo ormai da tempo arrivati al punto nel
quale bisogna farsi carico di una certa capacità critica per valutare caso per
caso (pur non scordandosi di riconoscere, lì dove vi sono, degli elementi di
originalità come fattori di merito aggiuntivo) ciò che si ha davanti.
Al
di là di questo comunque, gli elementi che a mio parere rendono veramente buona
una trama sono:
-
Un minimo
sviluppo dei personaggi: pur nei limiti di quanto il periodo di narrazione
permette, sarebbe bene avere dei pg non totalmente statici, ma che si
sviluppano e crescano (fattore questo che porta anche un certo grado di affetto
nei loro confronti spesso da parte di uno spettatore);
-
Sì ai
colpi di scena, no alle trovate inutili: il confine tra ciò che rende
emozionante una visione, colpendo lo spettatore e quello che non è altro che un
tentativo goffo ed impacciato è estremamente sottile, spesso dipendente dal
concatenarsi di svariati elementi. Ci sono morti ad es di personaggi che fanno
veramente effetto (Code Geass) ed altre che fanno ridere i polli per quanto
sono state mal architettate (Gurren Lagann);
-
I dialoghi
sono spesso ancor prima dell’azione, il cuore del coinvolgimento: un buon
anime non può prescindere da un buon campionario di situazioni e discorsi tra i
protagonisti. Nemmeno Berserker sarebbe probabilmente così apprezzato se i personaggi
rimanessero muti o al contrario basassero la loro interazione solo su discorsi
banali;
-
Il ritmo
deve tenere sulla corda dove possibile lo spettatore: senza esagerare è
necessario, dove possibile, agire sull’aspettativa di chi sta guardando l’anime!
Solo chi riesce a farlo, sa come coinvolgere anche con una semplice commedia.
L’aspetto
tecnico
Un
fattore secondario ma alla fin fine neppure tanto, in primis perché comunque l’appeal
di una serie nell’atto dell’approccio alla stessa, è determinato nel buon
cinquanta percento dei casi proprio dallo stile grafico adottato per i disegni.
La trama e l’interesse per la storia sarà vitale, questo nessuno lo nega, ma
basta citare l’esempio della serie “Higurashi no Naku koro ni” per rendersi
conto di come anche uno dei più grandi anime mai prodotti (a livello di storia
e colpi di scena) abbia vista ridimensionata la propria popolarità tra i
casual-watcher proprio a causa di uno stile grafico non eccelso e già indietro
per i tempi.
Ovviamente
altro aspetto tecnico da non sottovalutare è la scelta della OST, praticamente non
strettamente vitale solo nelle commedie “pure” e negli anime umoristici (ma già
qui può capitare che alcune bmg possano essere una buona spalla per le gag).
Nulla fa più colpo di una scena d’azione con una musica adrenalinica o una
scena drammatica con una melodia malinconica dopotutto…
La scala di
valutazione
Ok
l’andare ad analizzare pezzo per pezzo gli anime, ma alla fine come riassumere
tutto in un unico voto che possa veramente rendere giustizia all’opera? Se si
esclude la metodologia di assegnazione dei voti classica del 50% degli utenti
di Animeclick (ovvero “l’anime mi è piaciuto ma ha una media troppo bassa,
quindi gli do 10 per riequilibrare” oppure al contrario “l’anime non mi è
piaciuto ed ha una media troppo alta, quindi da bravo BM gli do a caso 3”),
comprenderete bene che questa è una fase abbastanza delicata, che spesso può
far rivalutare in positivo o in negativo un’intera recensione (e sì lo so, è
abbastanza triste ma spesso accade questo).
Personalmente,
la mia metodologia cerca di essere quanto più coerente possibile nell’assegnazione
dei voti rispetto a quanto ho visto in passato, compito non sempre facile,
vista soprattutto l’enorme mole di serie (peraltro di svariati generi) che mi
sono trovato a vedere nel corso degli anni.
Voto 1 – Il demonio: stiamo parlando
della nemesi dell’hard disk, megabyte sprecati, opere che vanno viste solo per
capire al meglio quanto un anime può essere davvero brutto e miserabile. Per
ora l’unico anime a cui posso dare questo voto, è il leggendario “Mars of
Destruction”, summa di tutto ciò che può essere messo in modo sbagliato all’interno
di un anime, dalla caratterizzazione dei pg (se i protagonisti fossero stati
muti avrebbero fatto più bella figura) all’articolazione della storia (che
termina con un colpo di scena tale da far accartocciare su una sedia).
Voto 2/3 – Bestia immonda, esci da quest’animazione
deforme: leggermente meglio dell’1, ma ovviamente non abbastanza da farlo
uscire dalla perdizione assoluta. Brutto e basta; abbastanza divertente da
trollare, ma tutto sommato non possiede nemmeno il fascino dell’orribile
assoluto. Skelter Heaven è un classico anime da collocare in questa fascia…
roba che se fosse possibile, andrebbe scaricata direttamente nella cartella
cestino.
Voto 4 – Boiata con bollino doc: qui si
inizia a parlare non di orrori, ma di anime brutti, nel senso che perlomeno
hanno una loro trama di fondo… solo che ovviamente quest’ultima è stata
sviluppata da cani o si è rivelata essere ricolma di tutto ciò che è veramente
poco raccomandabile da vedere (ad es colpi di scena randomici,
caratterizzazioni dei pg completamente sballata, dialoghi che definire banali è
poco,…). Uno spreco di tempo nel vero senso del termine, da incidere su dvd solo
per poi divertirsi a martoriarlo con armi da tiro. Esempi classici sono il
mitico Chaos:Head od il più recente Guilty Crown.
Voto 5 – Peccato, c’eri quasi: l’analisi,
man mano che ci si avvicina alla soglia della sufficienza, diventa sempre più
delicata da svolgere, in primis a causa della crescente influenza che possono
avere i gusti personali nell’attribuzione di un voto più o meno negativo. Un
cinque può essere motivato da carenze in settori specifici (pochezza di trama,
personaggi non convincenti, sviluppo finale banale e così via) oppure da un mix
nel complesso non sufficientemente omogeneo. Purtroppo al giorno d’oggi molte
serie finiscono come valore reale per attestarsi attorno a questo voto, il che
lascia ancor più l’amaro in bocca, dato che spesso sarebbe bastato ben poco per
arrivare quantomeno alla sufficienza.
Voto 6/7 – Non è stato tempo buttato, ma ben
che ti va, marcirai a vita nel mio Hard Disk: tra 6 e 7 diciamocelo l’unica
differenza sono praticamente solo i gusti, anzi, volendo si potrebbe ampliare
addirittura questa fascia portandola ad includere anche gli 8. Sì, perché sostanzialmente
qui parliamo di tutte quelle opere che hanno perlomeno raggiunto la sufficienza
in tutti i parametri di base del loro genere di appartenenza, o quantomeno, se
hanno dimostrato delle pecche, hanno poi sapientemente saputo renderle meno
evidenti grazie ad altre qualità.
Senz’altro
una categoria dai limiti estremi molto indefiniti, la cui però sostanza (ovvero
il raggiungimento della sufficienza e poco più) da subito l’idea di una
bocciatura, poiché se devo essere sincero sono io il primo a dire che una serie
da 6 o 7, vale la pena guardarla praticamente solo a stagione in corso (avendo
un po’ il brivido dell’incertezza su cosa ci aspetta). Farlo altrimenti sarebbe
solo un uso poco intelligente del proprio tempo, consigliabile solo sui 7 e
qualcosa ed in completa mancanza di alternative da visionare (del tipo “non ho
proprio null’altro da vedere e mi butto su una serie sperando che, nel gioco
dei gusti personali, mi piaccia più del recensore”).
Voto 8 – Ci rivedremo ancora: Oh, finalmente
si inizia a ragionare! Pur essendo, come già detto in precedenza, la categoria
degli 8 ancora molto vicina al range indefinito degli anime “che possono
piacere, come pure l’esatto opposto” infatti, è innegabile che serie di questo
genere debbano perlomeno presentare dei minimi elementi di innovazione o
comunque sfruttare al meglio meccaniche già largamente consolidate. Nessun buco
o potenziale tale insomma, lo spettatore deve poter essere nel corso della
visione pienamente in grado di concentrarsi sugli elementi dell’opera, senza
che la sua attenzione venga richiamata da mancanze quali ad esempio incoerenze
nella caratterizzazione dei personaggi o situazioni improbabili.
Prendere
un 8 non è certamente facile, ma non per questo neppure impossibile,
soprattutto se si può contare su numerosi episodi (ad es The Idolm@ster è una
serie che iniziai a vedere senza la minima aspettativa e che alla fine si
rivelò meritevole addirittura di un 8) o su tecniche realizzative (a livello di
comparto tecnico) particolarmente interessanti.
Voto 9 – Un capolavoro che avrebbe molto da
insegnare a certi film: allontanandoci sempre più dal confine della
soggettività (comunque come sempre in agguato!), i dettagli che prima abbiamo
dato per scontati devono essere man mano “pompati” in modo da divenire veri e
propri punti di forza dell’opera. Un nove non può essere solo buona tecnica e
una storia interessante, deve contenere scene capaci come minimo di lasciare un
segno nella mente dello spettatore… e ciò ovviamente comporta un impegno non
indifferente, dalla semplice musica sino alla costruzione dei dialoghi
(passando ovviamente per la regia, che in opere di questo tipo fa la sua
parte).
Le
poche opere che arrivano sin qui meritano la re-visione senza ombra di dubbio
(quindi un 9 vuol dire anche “sì, questa serie appena avrò tempo me la
riguarderò sicuramente con piacere”).
Voto 10 – Dritto, dritto nella storia:
Se si arriva a mettere un 10 probabilmente bisogna innanzitutto capire bene la
propria scala di valori e verificare se effettivamente un voto così elevato ci
stia. Un 10, come la scuola insegna può prevedere un minimo margine di errore
ovviamente, ma tale margine deve essere assolutamente trascurabile nell’economia
complessiva della serie in questione (è come se su un tema scolastico di 5
pagine ed eccellente, voi toppaste tre o quattro virgole). Mettere un 10 non
vuol dire solo che raccomandate un anime, ma che sulla carta lo collocate nel
top assoluto di ciò che avete visto sinora… insomma, dalla OST alla regia, dai
dialoghi alla veste grafica, dai dettagli sino all’insieme della trama dovete
essere rimasti letteralmente incantati, anche dopo lungo tempo della visione, riportando
quella che io normalmente definisco “sindrome da post-Avatar” (ovvero rendersi
conto che difficilmente si rivedrà qualcosa del genere molto facilmente).
Conclusioni
Che
dire, spero che questo speciale vi sia stato più o meno utile a capire un po’
di più il metodo di attribuzione dei giudizi nelle mie recensioni; dopotutto,
non c’è davvero nulla di meglio, per poter affidarsi a cuor leggero al giudizio
di una recensione, che conoscere il più possibile i gusti e le opinioni di chi
l’ha redatta (certo, logica vorrebbe che le cose vadano sempre provate di
persona, ma visto che il tempo non è infinito se se ne risparmia un po’ non può
che far bene)!
E voi
invece? Su cosa vi basate quando scrivete una recensione? Quali sono più o meno
i meccanismi che vi fanno scattare gli anime nel cervello alla loro visione?
Usi un metodo molto più rigoroso e complesso del mio per valutare le serie. Personalmente non mi sono mai messa a dare dei voti proprio perchè so che mi sarei scontrata con il mio stesso metodo, nel senso che all'eventuale introduzione di nuovi parametri avrei rischiato di ritrovarmi a correggere tutti i vecchi voti (ed è una cosa che mi fa venire i brividi solo al pensiero).
RispondiEliminaIn ogni caso io per valutare impiego principalmente le sensazioni che mi ha lasciato l'anime dividendo principalmente in tre categorie: bello, meh, schifo (con le dovute sfumature). Nei primi due casi scrivo una recensione normale, di quelle solitamente poco spoilerose perchè voglio invogliare il lettore del blog a leggere/vedere l'opera originale, mentre nel terzo caso faccio la maxi stroncatura super spoilerosa, in modo da dissuadere chiunque dall'avvicinarsi (e in modo che abbia anche la sensazione del "non c'è più nulla di interessante da vedere").
I miei criteri di valutazione sono principalmente tre: trama, personaggi e realizzazione tecnica. La cosa su cui sono più intransigente sono i personaggi. Una trama semplice (magari non banale) e una realizzazione tecnica non perfetta mi disturbano meno di un mucchio di personaggio senza psicologia.
PS scusa per il poema XD
EliminaOddio la tattica dello spoiler a mò di terrorismo psicologico anti-boiate è spettacolare, forse te la rubo qualche volta XD
EliminaComunque sono sempre buoni i poemi-commento, anzi cerco sempre di invogliare quanto più possibile la gente a farli (ci sono + spunti per discutere)
Personalmente anche io apprezzo i commenti lunghi ma non vorrei mai essere invadente ^^
EliminaGuarda, la tecnica funziona abbastanza bene, per dire, io mi sono andata a vedere i primi episodi di Guilty Crown per curiosità, per vedere se era così brutto come avevo letto (da te). Invece su altre schifezze (tipo Twilight) avevo letto una maxu receensione super dettagliata e quindi anche guardando il film non ci avrei trovato nulla di nuovo ;-P
Complimenti, sei veramente serio e metodico nel valutare gli anime che vedi, io spesso non riesco ad essere così razionale.
RispondiEliminaIl più delle volte un buon 60% del voto è dato dalle mie sensazioni a pelle, di certo non è molto "professionale", ma in fondo scrivo su un blog personale. Più cose guardo (siano film, anime o altro) più mi abituo a notare i dettagli tecnici, che hanno ovviamente una parte non trascurabile nel giudizio. A meno che non mi trovi davanti a una porcata immonda, comunque, spesso chiudo un occhio su difetti di piccola entità se l'opera in generale mi ha coinvolta molto a livello emotivo.
Più che altro cerco di contestualizzare e dare un voto in base alle aspettative: Kubrick e una commediola leggera non possono essere valutati con lo stesso metro di giudizio, altrimenti la seconda non potrebbe mai raggiungere la sufficienza.
Ma infatti poi, al di là dell'opinione che gli altri utenti possono avere sull'efficacia o meno di una metodologia, sono spesso io il primo a dire che i lavori migliori escono fuori dal prendere con leggerezza le cose, senza renderle per forza troppo fredde e/o prive di personalità (per questo cerco di essere un po' più "personale" negli speciali e simili piuttosto che nelle recensioni).
EliminaSulle aspettative invece per me si tratta di un discorso su cui fare molta attenzione in senso penalizzante. Un caso-esempio è il recente Nisemonogatari, che io già davo per capolavoro ed in realtà si è poi rivelato essere solo sufficiente nel complesso (ed anzi per molti potrebbe essere comodamente insufficiente)... ecco, se mi fossi basato sulle aspettative, probabilmente preso dalla rabbia per un'occasione sprecata gli avrei affibbiato un 5 senza appello, mentre in realtà sono stato un po' più buono.
C'è un quiz per te sul mio blog ;)
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