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domenica 6 novembre 2011

Speciale #3 - Scrivere erudito è far capire?


Lungi da me dare lezioncine ai più su come si scrive, soprattutto in un blog come questo che ha come tema di fondo una passione e che richiede in sede di recensione, solo una minima capacità analitica e di scrittura per essere portato avanti al meglio. D’altra parte è mia ferrea convinzione che scrivere sia un’arte dalle mille declinazioni, motivo per cui è profondamente difficile definire in assoluto (all’infuori dei propri gusti personali) uno stile “giusto” ed uno “sbagliato”… eppure leggendo l’ennesima recensione anomala mi è venuta voglia di intavolare un discorso in tale ambito.
La recensione, che a solo scopo esplicativo e non denigrativo potete trovare al link soprastante, postata su un’importante piattaforma di informazione di sul mondo degli anime e manga, porta avanti una piccola analisi dell’anime in questione (Il film Eden of the East – The King of Eden) in modo estremamente elitario, usando tutta una serie di parole di comunque non comune utilizzo (tra l’altro alcune delle quali direttamente scritte in greco, delle quali non avrei mai neppure colto il senso se non avessi qualche rudimento –da ex alunno di liceo scientifico- nello stesso).
La mia domanda, da cui d’ora in avanti intavolerò il resto della discussione, è dunque questa: scrivere una recensione con una formulazione volutamente erudita e complessa è un bene o un male?


“Un male” vi risponderei prontamente io, iniziando ad elencarvi tutti i motivi di questa all’apparenza strana affermazione.
Innanzitutto sono convinto che la bontà di ogni prodotto di tale tipo (recensioni, articoli, saggi,…) sia da valutare innanzitutto in funzione della forza della sua componente comunicativa. Predominano innanzitutto, a valle di un’analisi prettamente grammaticale e contenutistica del testo, quindi delle semplici domande che ogni buon autore dovrebbe farsi, ovvero: “Quello che sto scrivendo a chi è destinato?”; “Chi spenderà del tempo leggendo ciò che ho scritto, riuscirà a comprendere quanto detto oppure no?”.
La questione capirete bene, non è affatto banale, soprattutto perché chiama in causa qualcosa che normalmente la gente, impuntandosi testardamente sul proprio stile, non riesce a manipolare a seconda delle occasioni, ovvero il proprio registro. Nessuno si sognerebbe mai dopotutto di scrivere una tesi di laurea in modo non consono alle richieste dei propri professori… ed allora perché nel caso contrario si sente tanto la necessità di non “abbassarsi” (ammesso che si possa dire così) a scrivere privilegiando innanzitutto il lettore e non il proprio e-penis (termine sostanzialmente riferito alla voglia di far vedere in rete “quanto ce l’abbiamo lungo” XD)/ego/lo si chiami come si vuole…
Il rischio a mio parere è che, in una rete sempre più dominata da linguaggi scarni ed assolutamente di bassa lega, usando questo tipo di scrittura:
1)      Si ostacoli la comprensione del contenuto dei propri stessi manoscritti, arrecando danno sia a sé stessi (quale miglior soddisfazione per chi scrive di veder lette e discusse le proprie idee?) che agli altri internauti (i quali non possono usufruire del nostro prodotto);
2)      Si invogli parte della gente a scrivere in tal maniera (Dio ce ne scampi per carità… scrivere così non attira belle donne, né ti permetterà una vita agiata e nel lusso :P);
3)      Si allontanino da piattaforme dai contenuti più che valide (il problema del registro usato non toglie il fatto che questi ultimi siano spesso buoni), parte degli internauti più “easy” (no, non parlo delle scimmie ululanti che ogni tanto si incontrano, fosse quello il modo per debellarle inizierei a scrivere anche io così ^^).
Come diceva il buon Renzo a don Abbondio: "Che vuole che io faccia del suo latinorum?!

E voi cosa ne pensate? Date la vostra risposta al mio quesito oppure portate avanti la domanda nei vostri stessi blog (in caso però segnalatemelo, non sarebbe male che a fine articolo si mettesse una serie di link alle discussioni nei vari blog in modo che il lettore possa andare dall’uno all’altro e leggere quante più opinioni possibili).

5 commenti:

  1. Per scrivere questo commento mi son venuti centinaia di modi su come iniziare a rispondere a questo quesito non per nulla banale anzi decisamente spinoso, alla fine preferisco esordire così:
    La scrittura è una forma di comunicazione quindi ha come scopo primario la Comunicazione (la c maiuscola non è a caso). Se non raggiunge tale scopo ha fallito pesantemente nel suo scopo primario.
    Quanto lo scrivere erudito, quanto lo scrivere stile sms (modo che odio fin dalle mie più profonde viscere) sono perfetti se raggiungono il loro obiettivo (cioè comunicare), sono pessimi (per non usare parole più scurrili) se non lo raggiungono.

    La lingua italiana è una lingua ricca che permette di realizzare diversi registri, sarebbe un gravissimo reato non sfruttarlo a pieno, ma è un grave reato se usata in maniera erronea.

    Se si deve realizzare una comunicazione, sia vocale, sia scritta, sia di tipo informatico bisogna prima stabilire un interfaccia tra i diversi interlocutori, se questa interfaccia non è compresa da una delle due parti la connessione fallisce e il messaggio non arriva.

    Tutte queste premesse penso che siano chiare dove vogliano portare ma per sicurezza ne faccio un sunto prendendo come esempio la pagina di cui parli.

    Il linguaggio usato dall'autore risulta per me, nonostante ami tanto la nostra bella lingua, di difficile comprensione poiché ho intrapreso un istruzione di tipo tecnico.
    E' evidente che se stesse scrivendo un trattato che descrive un opera di Nietzsche sono io in colpa che pretendo di accettare una comunicazione che esce fuori dal mio bagaglio culturale.
    Ma l'autore del post sta scrivendo in internet e per giunta in sito sugli anime e questo porta a delle conseguenze:
    1) Il pubblico di internet comprende moltissime fasce d'età e culturali e un testo che vuole accogliere una più ampia fascia di utenza è una cosa che deve tenere conto.
    2) Internet richiede una comunicazione veloce, rapida e immediata.
    3) Coloro che seguono gli anime sono, per la maggior parte dei casi, dei ragazzi

    Potrei continuare ancora ad elencare altre motivazioni per cui quel modo di scrivere è a dir poco penoso e non dimostra quanto sia grande la cosa che si trova tra le sue gambe, ma quanto sia piccolo ciò che si trova sopra le sue spalle.

    Io sono un appassionato di anime e manga, non ho capito una beneamata mazza di quell'articolo che parla di un film di animazione. Ha fallito nel suo scopo: "comunicare".

    Ehm mi scuso per la lunghezza e per la grande quantità di errori che probabilmente avrò commesso visto che non ho riletto ciò che ho scritto e l'ho fatto di getto ^^

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  2. Ma figurati, anzi grazie della risposta... esattamente come la volevo: bella corposa XD

    Venendo all'argomento trattato, mi fa solo che piacere constatare che anche altra gente la veda molto pragmaticamente come me (applicando inconsciamente i fondamenti di comunicazione del marketing) sull'obbiettivo della comunicazione ^^

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  3. Il problema più grosso è che si dice che viviamo nella società della comunicazione ma in realtà viviamo in un epoca di solitudine.
    Crediamo di stare con chissà quante persone, ma quante ci conoscono veramente? Con quante riusciamo a stabilire un rapporto di comunicazione, vera comunicazione? Ben pochi.
    Paradossalmente tutti questi strumenti di comunicazione di massa invece che unirci ci ha resi soli. Ma non do la colpa agli strumenti ma alle persone che si fanno usare anziché usarli.
    Ma vabbé con questo vado fuori tema ^^.

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  4. Io (da ex-alunna di liceo scientifico) posso dire di aver capito abbastanza il contenuto del pezzo ma, quando sono arrivata alle parole in greco (che ammetto di non conoscere), ho pensato che l'autore principalmente se la tirasse molto.

    Se l'autore vuole usare termini tecnici e letterari, va benissimo, basta solo che si premunisca di inserire delle note o delle parentesi per comunicare anche al lettore meno erudito cosa stia ad intendere. Mi può anche piacere l'intento didascalico di insegnare il significato del termine "in medias res" ma fatto in questo modo (specialmente su un portale pubblico di grande impatto) è un bieco e sterile sfoggio di cultura (o presunta tale).

    Quando uno scrive deve sempre pensare al pubblico a cui si riferisce, altrimenti perde di senso tutto il suo lavoro. Se questa persona avesse un blog privato di altissimo livello dove tutti i lettori parlano fluentemente il greco antico non ci sarebbero stati problemi di sorta.

    Tra l'altro secondo me fa un uso scorretto del concetto della figura retorica dell'enjambement legata a Eden of The East: è ovvio che le vicende narrate continuino nel film che segue la serie. Per non parlare di quell'apocope che pare buttata in mezzo alla frase solo per spaventare i lettori del pezzo. Quel fenomeno è legato solo al troncamento delle lettere finali di una parola e non ad un prodotto audiovisivo. ;-P

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  5. Lo scopo di un 'recensore' è, principalmente, valutare una determinata cosa utilizzando un linguaggio relativo al contesto in cui si trova, ma soprattutto comprensibile ai vari lettori: chi vuol mostrare le sue lodevoli capacità linguistiche, è meglio che lo faccia in un contesto più appropriato (conferenze scientifiche,dibattiti politici,filosofici),non di sicuro in un portale di anime e manga dove vi sono lettori che non possiedono un linguaggio eccessivamente forbito. Morale, in un portale di anime e manga è più utile, e comprensibile, un recensore che utilizza un linguaggio comprensibile a TUTTI,idoneo al contesto in cui si trova, che un 'oratore' erudito si, ma poco comprensibile nella situazione in cui è.

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